domenica 20 marzo 2011

Tumlingtar - Makalu CB: primo giorno

Le forze della montagna sono grandi e vaste; il potere di cavalcare le nubi è proprio delle cime; 


e il potere di seguire il vento è un privilegio delle montagne.”


Da: The Mountains and Rivers Sutra
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Primo giorno: Tumlingtar (410 m) – Khandbari (1035 m)
Trasferimento in jeep

L'atterraggio è perfetto ... sul prato. La torre di controllo è deserta, circondata com'è da un recinto di filo spinato. Pannelli solari sul tetto. Non esistono piste, niente uffici, vuoto totale. La registrazione avviene presso una baracca della polizia in una atmosfera calda e pigra del primo pomeriggio. Un cartello bilingue, nepalese ed inglese rivolge “Un caldo benvenuto agli ospiti”. Tumlingtar è solo una stradicciola polverosa e tutta buche con ai lati alcune povere case con il tetto in lamiera a quattrocento metri di altitudine. Una fila di persone attende. Sono i portatori che ad ogni arrivo di un aereo si presentano con la speranza di essere ingaggiati. Sono di solito contadini che aspirano ad avere un posto nelle spedizioni di trekkers ed alpinisti. Per loro, con il guadagno che si ritrovano poi, sarà possibile mantenere la famiglia per almeno due mesi. La scelta spetta a Kipa, il nostro Sirdar, cioè il capo Sherpa che ha appunto tale delicato compito. Sulla destra c'è un piccolo locale dove è possibile acquistare bibite, biscotti ed altri generi. Il cortiletto interno ci serve per i preparativi. Dobbiamo essere pronti per la prima tappa fino a Khandbari. Vengono assegnati i carichi ai portatori. Pranzo con verdure varie, patate e fagiolini, carne pressata in fette. Piccole banane dolci di produzione locale. Abbondante the caldo, l'unica bevanda che accompagnerà il nostro arrancare per sentieri e tratturi sempre più su fino agli oltre seimila metri dello Sherpani-la e del West Col.

Si presenta la possibilità di prendere una jeep e di concentrare in questo modo le prime due tappe in un giorno solo. Ottima idea che ci vede tutti entusiasti! Il viaggio si rivela un'avventura. La strada, o meglio una pista appena tracciata che con le prime piogge monsoniche diventa impraticabile, ci regala scossoni e polvere rossa appiccicosa. L'automezzo non è provvisto di vetri sul retro e quello anteriore presenta una grande rosa scheggiata a lato del guidatore. Un paio di volte siamo costretti a scendere causa fango, lo stesso fango che poi ci blocca definitivamente prima del previsto, facendo naufragare ogni velleità di proseguire ulteriormente. Alcune centinaia di metri di strada a piedi e attraversiamo le prime case di Khandbari, un villaggio di ampie dimensioni sparso su una zona collinare a poco più di mille metri di quota. E' sabato, giorno di mercato e un via vai di persone attira la nostra attenzione. Il paese si snoda su un lungo crinale con ampi panorami su entrambi i lati: vi sono alberghetti e piccoli negozi; luce e telefono sono presenti ed anche una scuola con un piccolo piazzale antistante dove ci fermiamo e poniamo il campo. Una breve esplorazione mi permette di visitare l'interno della “scuola”: un lungo e basso edificio ad un piano, pavimento in terra battuta, panchine per gli alunni, niente banchi, niente cattedra ma una lavagna sul muro. Le finestre sono solo dei fori neppure grandi dai quali penetra una luce fioca. Oggi non c'è lezione perché il sabato è per tutti una giornata di vacanza. Scendendo di alcuni metri mi trovo fra campi terrazzati coltivati a cereali e una grande fontana che serve tutto il paese. Il pomeriggio inoltrato con la sua luce radente contribuisce a creare un paesaggio idilliaco e rasserenante. 
( da " Ho visto le montagne toccare il cielo" )
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Tumlingtar ... l'atterraggio è perfetto e morbido ... su prato!

Tumlingtar. Un cartello bilingue, nepalese e inglese, rivolge un "caldo benvenuto agli ospiti". Vediamo solo una stradicciola polverosa e tutta buche con ai lati alcune povere case dai tetti in lamiera a quattrocento metri di altitudine.

Siamo definitivamente bloccati dal fango delle piogge monsoniche sulla strada per Khandbari.

Khandbari (1035 m) è in una bella posizione, circondata com'è da campi terrazzati coltivati a cereali.

La voglia di comunicare di questi bambini si esprime soprattutto con giocosi sorrisi. L'accoglienza che ci riservano non conosce limiti di lingua, religione o cultura. Il nostro campo è proprio nel cortile della loro scuola!

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