giovedì 30 giugno 2011

ROLWALING: Na Gaon - Kathmandu

Na Gaon – Kathmandu
I ora: trasferimento in elicottero

Mille cattivi pensieri mi hanno impedito di chiudere occhio tutta la notte. Lunga. Interminabile. Continuo ad avere la febbre. Sacco piuma e coperte non sono bastati a togliermi di dosso una sottile, persistente sensazione di freddo.
L'attesa continua. Il primo mattino coglie gli amici, le guide ed i portatori intenti ai preparativi per la partenza. Continueranno, come da programma. Ed è giusto così. L'eventualità di un recupero di emergenza ed il ritorno anticipato in Italia va sempre tenuto presente in questi casi. L'elicottero non si è ancora visto, causa le nebbie persistenti. C'è bisogno di una finestra di bel tempo per permettergli di lasciare Kathmandu ed effettuare il mio recupero. Questa mattina il tempo è bello ed è una fortuna. Un pensiero martellante … e se non arriva?.. non oso neppure prendere in considerazione l'eventualità di restare un'altra giornata qui, completamente isolato. Nessuna possibilità di comunicare. Il gestore del lodge non parla inglese.
Improvvise mi giungono e scuotono dal torpore alcune voci concitate dall'esterno: Ruggero!.. Ruggero!.. Esco. Sollevo il capo. Lo vedo volteggiare sopra il campo finalmente! Mi ritrovo con le lacrime agli occhi, incapace di controllare lo stress psicologico delle ultime ore. Quella visione ha un unico ed importantissimo significato. Non resterò solo, isolato, impotente nella mia solitudine. Riuscirò a risolvere il mio problema medico. Potrò tornare a casa. Ottomila chilometri! Una distanza impossibile da superare a volte. Paolo e gli amici si rassicurano. L'elicottero atterra dopo numerose volute sopra le nostre teste e rimane fermo in attesa, le pale del rotore girano al minimo. I due kitchen boys mi prendono sottobraccio e quasi di peso mi aiutano a superare i metri che ancora mi separano. Rivedo quei momenti in modo confuso. Uno sportello si apre. Una mano si tende e mi aiuta a salire con fatica. Il motore urla tutta la sua potenza in un crescendo assordante ed il grande uccello meccanico lentamente si alza. Uomini, animali, muretti e case di pietra rimpiccioliscono via via sotto di me mentre mi sollevo in alto, quasi a contatto dei giganti di roccia e ghiaccio che mi stanno attorno.
Il resto non fa più storia. L'atterraggio a Kathmandu. Il ricovero presso una clinica privata. La diagnosi. Calcolosi renale ... Il rimpatrio.

Lha Gyalo! Dè Tamtchè Pham!”

Gli dei trionfano! I demoni sono vinti!”


Day 9 – Na Gaon to Kathmandu – helicopter evacuation. Early in the morning. I didn't get a wink of sleep last night. I am worried. What if the helicopter does not come? ... everything is ready for the party to go … what if the pain starts again? … I dare not think of another day here, completely isolated … the lodge owner does not speak English. I can only wait sitting in the dining room. Voices in great excitement come to my ears. I go out and raise my eyes. It is there! Still high above, circling around looking for a place to land. In a moment tears stain my face to my great surprise, unable as I am to rule my own feelings. The greetings with my friends, the Sherpas, the kitchen boys. The flying machine slowly gets off the ground while the stone walls, houses, animals and people get smaller and smaller to me.
Admitted to CIWEC clinic, a Travel Medicine Center in Kathmandu. Diagnosis: renal calculus. Return home.

Na Gaon. Abitato solo in estate dai pastori a 4200 m.
 Na Gaon is a summer settlement for shepherds at 4200 m.



La clinica CIWEC a Kathmandu.
           CIWEC clinic in Kathmandu.

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