domenica 29 luglio 2012

Il PROBLEMA DELL'ACQUA POTABILE IN HIMALAYA


(dal mio libro)
ANNAPURNA HIMAL
Fra le terre alte nel cuore del gigante himalayano 


Leggi le prime pagine: 


L'approvvigionamento di acqua potabile nella regionen himalayana non è un problema da sottovalutare. Bere l'acqua direttamente dai numerosi fiumi o dalle fontanelle dei villaggi è la via più breve e sicura per contrarre infezioni intestinali quali diarrea e giardiasi, solo per fare qualche nome.
 
L'Annapurna I, 8091 m, è la decima montagna più alta del pianeta. Il massicio, con le sue tredici cime oltre i 7000 m e le sedici vette oltre i 6000 m, copre la più vasta area protetta del Nepal adibita a questo scopo. È gestita dal National Trust for Nature Conservation (NTNC), un ente che si occupa della conservazione dell'ambiente. Tramite un suo progetto, l'Annapurna Conservation Area Project (ACAP), si propone di trovare il corretto equilibrio tra tutela ambientale e sviluppo socio-economico delle popolazioni ivi residenti. In collaborazione con le comunità locali provvede, tra l'altro, alla formazione del personale per la gestione di lodge e hotel, promuove campagne di sensibilizzazione igienico-sanitaria e di salvaguardia della ricca biodiversità animale e vegetale. Ciò che mi ha colpito soprattutto è l'attenzione con la quale si cerca di superare il notevole impatto ambientale causato dalla dispersione delle bottiglie di acqua minerale usate dai visitatori. Un dato: 88.418 trekkers nel solo 2010! Di acqua potabile neppure a parlarne. Così sono sorte varie “stazioni di rifornimento”, segnalate e gestite dalle comunità locali, lungo il circuito ed all'interno del “Santuario” dell'Annapurna: Tal, Bagarchhap, Chame, Pisang, Humde, Manang, Letdar, Thorung Phedi, Muktinath, Kagbeni, Jomsom, Chomrong... tanto per citarne alcune! Qui è possibile l'approvvigionamento di acqua perfettamente purificata da batteri, virus, spore, parassiti ed inquinanti chimici, tramite un processo di ozonizzazione. Si entra, si presenta la propria cara e a volte “vecchia borraccia”, si firma un registro lasciando anche qualche impressione e commento e si scambia qualche parola, il tutto al costo di 35-40 rupie il litro ( circa 35-40 centesimi di euro). I vantaggi sono molteplici, dalla tutela dell'ambiente e della salute, non solo dei visitatori naturalmente, ad un certo vantaggio economico per le singole comunità che trattengono una parte degli utili. Dimenticavo. Più si sale di quota e più l'acqua minerale costa, per ovvi motivi: il trasporto avviene esclusivamente, con notevole dispendio di energie e di fatica sulle spalle di portatori. Ho trovato prezzi fino alle 200 rupie per litro (circa due euro).

Va da sé che l'uso degli attuali tradizionali metodi di purificazione dell'acqua tramite ebollizione, aggiunta di preparati a base di iodio o cloro e filtri è una valida alternativa.

 
Chhomrong, grosso villaggio Gurung pulito e ordinato, sulla via per il "Santuario", si stende dal crinale a 2200 m di quota giù giù fino al torrente Chhomrong Khola a 1860 m.

Passaggio in un vicolo di Chhomrong

Chhomrong, la via pricipale


Chhomrong, la "stazione di rifornimento" dell'acqua




Chhomrong, la grande insegna con la segnalazione della "stazione di rifornimento" dell'acqua












































lunedì 4 giugno 2012

Frammenti d'Everest

Frammenti d'Everest
29 maggio 1953. Ore 11:30. Il neozelandese Edmund Hillary ed il nepalese Tenzing Norgay si scambiano una stretta di mano, mentre “una gioia immensa si impadronisce di loro”, sulla cima più alta della terra: 8848 metri. Per i Tibetani è il Chomolungma, “Altissima Dea”. Per i Nepalesi il Sagarmatha, “Dea Madre del Mondo”. Per noi occidentali l'Everest, dal nome del colonnello George Everest, il fondatore dell'Ufficio trigonometrico e geodetico della allora colonia britannica. Per tutti l'archetipo, la forma assoluta, che George Mallory ed Andrew Irvine osarono violare nel 1924 nel loro tentativo di raggiungerne la cima. Allora gli dei furono spietati. Concedettero loro di arrivare fino a 8450 metri dove furono visti per l'ultima volta prima di sparire inghiottiti dalle nuvole. Per essere consegnati per sempre alla Leggenda. Ed era stato ancora Mallory che in una delle numerose conferenze da lui tenute sull'argomento, ad uno che gli aveva chiesto perché quell'insistenza in quella inutile pazzia, egli aveva risposto con le famose parole: “Because it is there!”. “Perché è là!” La foto di vetta che ritrae un Tenzing con il passamontagna, occhiali e maschera per l'ossigeno ed il braccio destro che tiene la piccozza alta verso il cielo con le bandierine delle Nazioni Unite, della Gran Bretagna, del Nepal e dell'India, fa il giro del mondo. Un grande sogno si è avverato! La notizia giunge a Londra proprio a ridosso della cerimonia d'incoronazione della Regina Elisabetta II, il 2 giugno, e sono giornate di grandi festeggiamenti per i sudditi del Regno Unito.




  L'Everest, 8848 m, dalla vetta del Parchamo,6273 m. In primo piano la cresta del Nuptse.

Maggio 2012. Quest'anno, il 18 di maggio ha visto la prima spedizione raggiungere la vetta, con notevole ritardo rispetto all'anno precedente, il 5 maggio. Il tempo è stato poco clemente con poche e brevi finestre di bel tempo, costringendo così le numerose spedizioni dislocate nei vari campi alti ad approfittare delle brevi pause favorevoli, con il risultato di causare pericolosi affollamenti. Si sono viste cose incredibili. Gente che alle 14:30, in pieno pomeriggio, si trovava ancora diretta verso la cima, senza alcun rispetto per il cosiddetto “turnaround time”, le ore undici, il limite temporale cioè per l'arrivo in vetta da non oltrepassare perchè la discesa al buio rischia di diventare terribilmente pericolosa. Del resto, la tendenza negli ultimi anni non è certo confortante e foriera di numerosi incidenti mortali. A nessuno sfugge il disastro del maggio 1996, uno dei peggiori nella storia alpinistica della grande montagna, quando durante un weekend perirono otto persone, sorprese da una improvvisa bufera di neve. Più di 220 alpinisti hanno perso la vita nel tentativo di salita o durante la discesa dal lontano 1953. Alcune concause si sono accentuate. L'affollamento innanzitutto. Il 18 maggio di quest'anno, un interminabile “serpente umano” di seicento aspiranti salitori che stanno attraversando la parete sud del Lhotse, induce Ralf Dujimovitz, a fermarsi al Colle Sud e tornare indietro. Della sua rinuncia ci ha lasciato una testimonianza fotografica eloquente. Il sensazionalismo dilagante si trasforma in un insano desiderio di rompere i vecchi record o di inventarne di nuovi per darli poi in pasto ai media. La competitività in aumento fra scalatori e la mancanza di coordinamento fra le varie spedizioni e cordate sono fonte di potenziali occasioni di pericolo. Che dire delle lunghe code che costringono ad una sosta forzata per superare i punti più critici, in particolare nella “zona della morte” sopra gli ottomila metri? Rimanere senza l'ossigeno in bombole, sprecato nella lunga attesa, porta quasi certamente alla morte per sfinimento o per l'insorgere di gravissimi edemi polmonari e cerebrali. Se poi vi aggiungiamo il proliferare delle spedizioni commerciali in grado di “portare su” (il termine portare qui è perfettamente adeguato), alpinisti improvvisati dalla poca esperienza e modeste capacità, motivati solo da una foto di vetta da mostrare agli amici, il cerchio si chiude. Qualche dato da parte di alcune fonti ufficiali locali può dare la dimensione del fenomeno. Domenica 20 maggio 2012 ha visto ben 42 scalatori in vetta ed un triste bilancio di cinque morti fino a quella data nella presente stagione. Secondo Ang Tshering Sherpa, past president della Nepal Mountain Association, il Club Alpino Nepalese, vanno stabilite nuove e più severe norme nel rilascio dei vari permessi, più che ridurre in modo generalizzato il numero degli scalatori.
Il sempre maggior numero di morti, dieci quest'anno, nel tentativo di “conquistare” l'Everest investe la comunità alpinistica internazionale sul mai risolto tema del comportamento etico responsabile da tenere in montagna. La cima continua ad essere un valore assoluto, una specie di totem al quale sacrificare la vita di alpinisti in difficoltà, lasciati senza soccorso, a volte ancora legati all'unica corda fissa lunga quasi dieci kilometri che porta alla vetta. È possibile tirare diritto e far tacere la propria coscienza per soddisfare una assurda ambizione? Pure il 25 maggio una nota d'agenzia riporta che Nadav Ben-Yehuda, israeliano, per soccorrere un alpinista americano di origine turca, Aydin Irmak, rinuncia a salire. La sua azione ha assunto un valore morale ancora più intenso se pensiamo alle tensioni politiche esistenti tra i due paesi!

Fonte/ Source: Nepal Mountain News, Kathmandu















                                                         
































































venerdì 18 maggio 2012

Tre giorni di festa a Namche


Tre giorni di festa a Namche

Namche Bazaar nel Solu Khumbu, noto anche come la porta d'accesso all'Everest, vive tre giornate di festa dal 27 al 29 maggio 2012. Avviene in concomitanza con la quinta giornata internazionale del Sagarmatha (l'Everest per i Nepalesi), con lo scopo dichiarato di promuovere il turismo di quell'area anche a livello nazionale. Sono in programma manifestazioni a carattere storico, culturale e religioso. Punta inoltre a coinvolgere le popolazioni locali sulle tematiche ambientali in genere e sull'impatto derivante dai mutamenti climatici in particolare. Sono previste varie attività: parapendio, arrampicata, giri turistici in elicottero, escursioni, visite guidate alla locale sede del Sagarmatha National Park. Tra gli organizzatori la Nepal Mountain Association (corrispondente al nostro Club Alpino Italiano), la Nepal Trekking Agents' Association, varie organizzazioni governative e non. Uno speciale comitato organizzativo locale coordina tutte le manifestazioni. La giornata clou sarà naturalmente il 29 maggio, per ricordare degnamente la conquista della più alta montagna della terra ad opera di Edmund Hillary e Tenzing Norgay avvenuta nel lontano 1953.

Fonte/ Source: Nepal Mountain News, Kathmandu

Namche Bazaar. È il mito, dopo tutte le volte che ho incontrato questo nome nelle mie molteplici letture sulla via all'Everest. Oggi è un centro turistico commerciale notevole. In posizione privilegiata su una piana a forma di ferro di cavallo è situato a 3400 metri di altezza, in bilico sulla valle del Bhote Khosi sotto la mole imponente del Kwangde. Venendo da Tengboche, il sentiero, su terreno pianeggiante, si inoltra fra le prime case, superate le quali, all'improvviso si abbassa notevolmente per poi immergersi in un dedalo di viuzze alcune decine di metri più in basso. L'effetto è notevole ed assicurato. Abbondano i negozi ed i negozietti che espongono i loro articoli anche all'esterno, nella pubblica via. Vi si trova di tutto. È possibile non solo acquistare ma anche noleggiare abbigliamento ed attrezzatura da montagna. Non mancano l'ufficio postale, abbastanza affidabile ed un utilissimo cambiavalute, e vi è pure la sede del Sagarmatha National Park. Capitale degli Sherpa e sede amministrativa del Khumbu è un cantiere a cielo aperto, in enorme espansione soprattutto negli ultimi anni. Famoso il mercato, solo di sabato fino a qualche tempo fa. Oggi lo si può frequentare anche negli altri giorni. Vi si trovano articoli di vestiario in particolare e a prezzi veramente stracciati. La merce è semplicemente esposta su dei teli per terra. I venditori sono tibetani che qui portano i loro articoli a dorso di yak attraversando il Nangpa la, un alto colle a quasi seimila metri di quota, colle che permette di scavalcare la catena himalayana e di collegare il Khumbu con il Tibet.


Namche Bazaar

Namche Bazaar - il mercato

Namche Bazaar - il mercato (foto F. Bratina)
 
Namche Bazaar - la German Bakery, rinomata pasticceria

Namche Bazaar

Namche Bazaar (foto F. Bratina)

Namche Bazaar (foto F. Bratina)





















lunedì 14 maggio 2012

Banditi i sacchetti di plastica a Kathmandu



Banditi i sacchetti di plastica!

È ufficiale. Le autorità locali di Katmandu in collaborazione con il Ministero per l'Ambiente, a partire da oggi 14 maggio 2012, lanciano una intensa campagna pubblicitaria contro l'uso dei comunissimi sacchetti neri di plastica nell'area metropolitana della città. Comunicati stampa e televisivi, ed affissioni nei locali pubblici hanno l'importante obiettivo di scoraggiarne l'uso a favore di quelli di plastica bio-degradabile, o fatti di materiali ecocompatibili come la carta ed il tessuto.
Il piano consta di due fasi. La prima fase, della durata di cinque mesi, prevede la sensibilizzazione dell'opinione pubblica al delicato problema ed al nuovo indirizzo. La seconda fase, a partire da ottobre, prevede un'ammenda per i trasgressori.

Fonte: Nepal Mountain News, Kathmandu


È una buona notizia! A Kathmandu l'inquinamento è ancora su livelli elevati. Il traffico caotico con i suoi fumi e rumori, ed i piccoli roghi dei rifiuti abbandonati lungo le strade, rendono l'ambiente poco salubre. Basti pensare che dopo qualche ora trascorsa all'aperto, si è colti da bruciori agli occhi ed alle vie respiratorie... ed il rientro in albergo diventa più che auspicabile. È solo un primo passo, ma ben venga questo provvedimento delle autorità locali!

Kathmandu – panorama dalla collina di Swayambhunath

martedì 3 aprile 2012

Città del Nepal: Pokhara

(dal mio libro)
  ANNAPURNA HIMAL
Fra le terre alte nel cuore del gigante himalayano
 
Leggi le prime pagine:

Non si può dire di aver visitato il Nepal senza prima aver soggiornato a Pokhara. La sua valle è come un giardino sospeso in terra, uno dei paradisi del mondo.”
da A Glimpse of Pokhara di Surya R.S.

Pokhara è un grosso centro adagiato sulle rive di un grande lago, il Phewa Tal, nel bel mezzo di un'ampia valle circondata da boschi e ricca di acque, a 827 metri di quota. Sullo sfondo, una delle visioni più giustamente note, attira l'attenzione del visitatore: l'Annapurna Himal, un gruppo di cime maestose imbiancate di cui l'Annapurna I, con i suoi 8091 metri, rappresenta la decima vetta più alta della terra. Domina il centro di questa catena montuosa, per la sua inconfondibile forma, la piramide slanciata del Machhapuchhre di 6993 metri, il cui nome significa coda-di-pesce, montagna sacra e tuttora inviolata. Vi giungo con un gruppo di amici il 29 di ottobre 2011, dopo tre settimane trascorse tra le alte terre nel cuore del gigante himalayano, l'Annapurna... appunto. Prendiamo alloggio presso l'accogliente Hotel Green Tara, situato nei pressi del lago, come la maggior parte degli alberghi di Pokhara. La serata è allietata da una cena in uno dei tanti caratteristici ristoranti che affollano la zona. L'ambiente è rilassante ed è piacevole degustare i piatti tipici locali davanti ad una buona birra e trascorrere il tempo chiacchierando con i compagni dopo le fatiche e le emozioni dei giorni precedenti. 
 
Pokhara, “la valle dei laghi”, questo è infatti il suo significato, offre molti spunti per un soggiorno. Sul lungolago, a pochi passi dall'hotel, non perdiamo l'occasione per recarci a visitare il monumento religioso forse più importante della città, il Barahi Temple. Si trova su di una piccolissima isola, raggiungibile solo tramite passaggio in barca. Prime ore del mattino, l'aria è gradevolmente fresca e il piccolo molo brulica già di fedeli indù di tutte le età. Il costo del biglietto andata e ritorno è di 50 rupie, circa 50 centesimi di euro. Nell'attesa, mi lascio attrarre dalle barche coloratissime, con il fondo piatto. Il percorso è davvero breve, circa 10 minuti. Il tempio a pagoda è dedicato ad Ajima, divinità femminile protettrice, secondo la tradizione hindu. In suo onore vengono sacrificati animali maschi ed uccelli il sabato, giorno di vacanza in Nepal. 
 
Il secondo appuntamento da non mancare è il Museo Internazionale della Montagna (IMM). Si trova dalle parti dell'aeroporto, in una vasta area verde. L'imponente edificio che lo ospita è frutto dell'iniziativa della Nepal Mountaineering Association (il Club Alpino Nepalese per intenderci) e del supporto economico di vari club alpini da ogni parte del mondo. Il percorso all'interno è guidato secondo un filo conduttore che porta ad incontrare dapprima le varie etnie che abitano le montagne himalayane, continua poi con la geologia, la flora e la fauna, per concludersi con la storia delle ascensioni dei 14 ottomila. Il tutto con pannelli esplicativi, gigantografie e modellini, corredato da una sala conferenze ed una sala per audiovisivi. Dimenticavo... esiste persino la possibilità di un incontro ravvicinato con lo yeti! Il museo è operativo dal febbraio del 2004 ed è un irresistibile richiamo per chi, come me, pratica ed ama la montagna. Certo, è auspicabile la conoscenza della lingua inglese!

Scheda: Pokhara, la seconda città più popolosa del Nepal, si trova a 200 km ad ovest della capitale Kathmandu ed è ad essa collegata con voli di 25 minuti e servizi di autobus. Da qui partono numerosi trek diretti al massicci dell'Annapurna e Dhaulagiri. Offre numerose possibilità di svago, dalle escursioni in barca alla pesca sul Lago Phewa, dal volo ultraleggero al parapendio, dai campi da golf alle escursioni con la bicicletta, dalle brevi passeggiate al rafting.
Un tempo particolarmente importante come centro di scambi commerciali fra India e Cina, oggi è più giustamente famosa per gli scenari naturali e le numerose iniziative a carattere culturale che è in grado di offrire al visitatore.

Link utile:
http://www.pokhara.net 





Cities of Nepal: Pokhara
" You have not seen Nepal if you have not been to Pokhara.
Pokhara valley is a hanging garden of the earth. It is, as the tourists say, one of the paradises on the earth."
from A Glimpse of Pokhara, by Surya R.S. 

Pokhara, the second largest city in Nepal, is located on the banks of Phewa Tal (lake) in a valley surrounded by thick woods and open spaces at 827 m above sea level. In the background you can enjoy one of the most attractive views famous the world over: the Annapurna Himal of which Annapurna I, with its 8091 m, is the tenth highest peak on earth. The centre of the scenery is dominated by the stunning pyramid of Machhapuchhre, the-fishtail-mountain... the sacred mountain forbidden to climbers. For its particularly steep profile it is also commonly known as the Matterhorn of Nepal. I get here with a group of companions on the 29th of October 2011, after three weeks on a trail around and deep into the Annapurnas. We find warm and comfortable accommodation for the night at the Green Tara Hotel on the Lakeside, the tourist district well known for its hotels, restaurants and small shops. 
 
Pokhara, the gate city to Annapurna and Dhaulagiri, offers travellers plenty of interesting places to see so we spend the morning making a short visit to Barahi Temple, probably the most important religious monument. It is a “must visit” site, being located on a tiny island of Phewa Lake. You go there by boat at a cost of fifty rupees while the “voyage” takes about ten minutes. The temple, a two-storeyed pagoda, is dedicated to Ajima, a protectress deity, according to Hindu tradition. The place is always crowded with devotees who carry male animals and fowl, especially on Saturdays; they sacrifice and offer them to the goddess. 
 
Another attraction you cannot miss, if you are a mountain lover, is the International Mountain Museum (IMM), close to the airport on open green land. Built with the support of Nepal Mountaineering Association and many international alpine clubs, it was opened to the public in 2004. The building is quite impressive for its architectural structure and the three main sections it has been divided into guide the visitor around. The first section exhibits the traditions, culture and way of life of ethnic groups like the Tamang, Thakali, Gurung, Chhantyal and Sherpa, all of them living in the Himalayan region. Section II presents the geological formation together with some fine specimens of the Himalayan flora and fauna. The mountaineering photographs and stories of the fourteen eight-thousanders can be found in section III and climbing gear as well. The museum offers facilities such as an Audio Visual Hall, a Conference Hall and a Library. And last but not least... you can even have a close encounter with the mythical yeti! All of that for 300 rupees only!...

Pokhara lies 200 km west of Kathmandu with which it is connected by regular flights and bus services. It is the starting point for trekkers bound for Annapurna Circuit and Dhaulagiri Himal. It offers excellent facilities for sport and recreation such as boating, sailing and fishing on Lake Phewa, ultra-light flights, paragliding, golf courses, pony riding, mountain biking and rafting. Once famous for being a major trading route between India and China, it is nowadays rightly well known for its panoramic views, beautiful scenery and culture.

Related link:


Pokhara, the valley of lakes

 
L'albergo Green Tara dove alloggiamo 
The Green Tara Hotel where we stay overnight


Il Lago Phewa
Lake Phewa


Barche coloratissime dal fondo piatto
Brightly painted wooden boats


 L'isoletta con il Tempio Barahi
The tiny island with the Barahi Temple


Fedeli all'ingresso del Tempio Barahi
Devotees entering the Barahi Temple



 Il Tempio Barahi
The Barahi Temple


Il lago Phewa in controluce
Lake Phewa against the light

                                                                                            Foto Carlo Zanoni
Di ritorno dall'isola 
Crossing the lake back

 La grade pagoda buddhista: un monumento alla pace
The World Peace Stupa on top of the hill

 Biglietto d'ingresso al museo della montagna
Entrance ticket to the Mountain Museum

Il cippo commemorativo dedicato agli alpinisti morti in montagna
The Memorial dedicated to mountaineers who lost their lives

 Il Museo Internazionale della Montagna: l'ingresso
 The International Mountain Museum: main entrance

 Uno dei grandi saloni all'interno del museo
Inside the Museum

 The Tamang ethnic group

The Thakali ethnic group

The Chhantyal ethnic group


Il Lakhang, fedelmente ricostruito, è una grande stanza delle preghiere tipica dei monasteri buddhisti. Qui il Lama riceve le spedizioni alpinistiche per la benedizione. 
The Lakhang is a prayer room to be found in Buddhist monasteries. Here the Lama blesses the mountaineers before climbing.

Il modellino alto 10 metri del Monte Manaslu (8125 m) 
Mt Manaslu (8125 m) model, about ten metres high, is just outside the museum.

Un venditore di frutta ambulante sul lungolago
A fruit street vendor on the Lakeside

Una simpatica cartina di Pokhara e la sua vallata
A nice map of Pokhara and its valley












martedì 7 febbraio 2012

Annapurna Himal: Kathmandu - Besisahar - Bhulbhule

(dal mio libro)
 
ANNAPURNA HIMAL
Fra le terre alte nel cuore del gigante himalayano


Leggi le prime pagine
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1023423 

12 Ottobre 2011. Besisahar. Ci si arriva da Kathmandu dopo cinque interminabili ore di viaggio con un piccolo autobus che accoglie, sui suoi scomodi e stretti sedili, 25 persone: 11 italiani, 11 portatori, due guide sherpa ed un autista... ovviamente indispensabile. Noi davanti. I portatori dietro. A bordo, gli zaini ed altro materiale occupano tutto lo spazio che rimane da occupare. Sul tetto hanno trovato posto le grandi sacche dal peso di 18 – 20 chilogrammi l'una. Sono circa 180 chilometri di discreta strada asfaltata e di pista sterrata terribilmente polverosa. Si snoda lungo un percorso fatto di numerosi saliscendi e continue curve in un paesaggio reso a volte gradevole per le verdi colture e le macchie di alberi. Fa molto caldo. Una breve sosta per sgranchire le gambe anchilosate, data l'innaturale posizione, rinfrescare mani e viso ad una fontanella e consumare presso un bhatti o locanda, un dal bhat, il piatto tradizionale della cucina nepalese a base di riso bollito servito con minestra di lenticchie. Con sollievo accolgo il “tutti giù” a Besisahar. Mentre si scaricano a terra le sacche e ciascuno si mette lo zaino in spalla, Khaji Sherpa si reca nel primo di una lunga serie di checkpoint per il dovuto controllo dei trekking permit e per segnalare la nostra presenza. I portatori hanno il loro bel da fare per caricarsi sul dorso le nostre pesanti sacche ed i loro minuscoli zainetti con gli effetti personali. Alcuni tradiscono un'età estremamente giovane, dei ragazzi quasi. Il “mio” si chiama Bishhnu, età 31 anni, occhi neri e carnagione olivastra, come tutti qui del resto. Estremamente riservato, dall'incerto sorriso e di pochissime parole: il suo colloquio in inglese non va al di là di un “good morning” o di un “namaste”, il saluto nepalese.
Ci attendono 238 chilometri di cammino. Un dislivello di 13.680 metri in salita e di 10.890 metri in discesa, metro più metro meno. Massima elevazione il Thorung La, 5416 metri.

12 Ottobre 2011. Besisahar (820 m) - Bhulbhule (840 m) - 9 km. Primo giorno. I primi passi iniziano su un sentierino che scende rapidamente fino a superare, su di un precario ponticello di tronchi di bambù, un fiumiciattolo che si getta nel Marsyangdi Khola. Poi il sentiero si allarga fino a diventare una strada sterrata per un buon tratto, dove è possibile incontrare qualche veicolo a motore. Attorno a noi, un paesaggio agreste dove predominano i terrazzamenti coltivati a riso e la foresta subtropicale e dove scorre il Marsyangdi Khola, qui fiume abbastanza tranquillo e non privo di pericoli durante la stagione monsonica. Superiamo Khudi, antico insediamento Gurung per giungere a Bhulbhule, subito dopo un lungo ponte sospeso alto sul fiume. Cena, pernottamento e prima colazione in lodge. All'esterno fa bella mostra di sé un grande cartello che recita in un inglese, abbastanza corretto: 
 
Benvenuti all'Heaven Guest House & Restaurant
Offriamo:
Ottimo vitto
Servizi igienici puliti
Docce calde 24 ore su 24
Stanze singole, doppie e triple confortevoli
Informazioni sul trekking
Scenari mozzafiato dalla terrazza e dalle camere

Non mi soffermo sulla qualità dei servizi offerti e non mi lamento. La mancanza di comodità a cui siamo abituati noi occidentali, non la considero poi una perdita così grave. E lavarmi sotto la fontana del villaggio mentre altri attendono in silenzio il proprio turno fa parte del gioco. 




 
ANNAPURNA HIMAL
The Annapurna Circuit and Sanctuary

October 12, 2011. Besisahar. Five hours ride from Kathmandu on a Tata bus. On board, 25 people: 11 Italian trekkers, 11 porters, two Sherpa Guides and a...driver... of course. Our rucksacks and gear fill up every space. No room to move about! On the roof-rack of the bus are the big duffel bags weighing 18 to 20 kilos each. The road winds its way up and down the hills amid cultivated fields and woodland. It is hot. We stop at a bhatti or local inn and have some dal bhat, cooked rice served with lentil-like sauce, a traditional Nepali dish. In Besisahar, the trekking starting point, the duffel bags are unloaded and Khaji Sherpa, the Sirdar of the expedition, pays a visit to the local police check post, the first of many, for registration. The porters load the big bags on their shoulders and are ready to go. My porter, a thirty-one-year-old man named Bishhnu, is a very reserved person: his only Eglish words are “Good Morning” or better, the Nepali word “Namaste” as a greeting.
Ahead of us two hundred and thirty-eight kilometres walk, 13,680 metres to climb up and 10,890 metres down. Maximum elevation: Thorung La (pass) at 5,416 metres.

October 12, 2011. Besisahar (820 m) - Bhulbhule (840 m) - 9 km. Day one. Our first steps follow a path descending steeply to a small narrow river. We cross the bamboo bridge, quite unsteady under our feet. The trail gets larger and larger... it is a dirt road by now and we walk through rice fields and subtropical forests with the Marsyangdi River on our right. We pass Khudi, an old Gurung settlement to reach Bhulbhule, soon after a suspension bridge over the Marsyangdi Khola. On the wall outside the lodge where we stay overnight a sign reads:
Wel Come to
Heaven Guest House & Restaurant
We Serve:
Delicious fresh food.
Clean Toilet & Bathroom.
24 hrs. running Hot Shower.
Single, Double and Tripple rooms with comfortable bed.
Trekking Information.
Breath taking scenery from barandah & room.

Well... not the Queen's English! I will not make any comments on the service or accommodation. Giving up the high standard of comfort and service so typical of our everyday life is not a great loss, after all. And washing your face and brushing your teeth at the communal fountain while the locals quietly wait for their turn to come is quite an experience!

Wednesday, October 12, Kathmandu - Marsyangdi Mandala Hotel. Loading and ready to set out...

Five hours ride from Kathmandu to Besisahar. On board, 25 people: 11 Italian trekkers, 11 porters, two Sherpa guides and... the driver!

Besisahar: punto di partenza per il giro dell'Annapurna.
Besisahar is the starting point for the Annapurna circuit.


Seguiamo il corso del Marsyangdi Khola (fiume) su strada sterrata
Walking on a dirt road along the Marsyangdi Khola (river)


                                                                                                                                                                     (Foto Carlo Zanoni)
Khudi è il primo villaggio Gurung che incontriamo

Khudi is the first Gurung village on the way to Bhulbhule


La grande insegna del nostro alberghetto a Bhulbhule
The big sign outside our lodge in Bhulbhule


                                                                                                                                                                        (Foto Carlo Zanoni)
Bhulbhule: l'alberghetto dove alloggiamo per una notte

Bhulbhule: the lodge where we stay overnight


Il fiume Marsyangdi dal ballatoio del Heaven Guest House & Restaurant
The Marsyangdi Khola from the balcony of the Heaven House & Restaurant