Sesto giorno: Tashigaon (2140 m) – Khongma (3500 m)
Dislivello: + 1435 m - 75 m
Ore: 5
Alla partenza non piove. Un po' di fortuna non guasta. Il cielo è ingombro di nubi e l'umidità è assai elevata. Gianni non sta bene. La cosiddetta “diarrea del viaggiatore”, per fortuna sembra in forma leggera. La tappa odierna è faticosa e si svolge prevalentemente su crinali a volte molto ripidi. Le sanguisughe continuano a tormentarci. Ma per poco, a sentire Kipa, il quale ci informa che dobbiamo portare pazienza per due o tre ore soltanto, perché con la quota il fenomeno si esaurirà da solo. Ed è così. Il sentiero sale inesorabile per millequattrocento lunghissimi metri, senza un attimo di tregua, spesso su scivolosi scalini di pietra. La fatica non viene neppure alleviata dalla vista del panorama dato che nubi e nebbie ci accompagnano per l'intero tragitto.
Il posto tappa è a Khongma, leggermente scostato dal crinale su un modesto prato, a 3500 metri di quota. Accanto ad alcune piazzole per il campo traboccanti di fango si nota uno “sherpa-hotel”, modesta ma preziosa costruzione in pietra, dove è un vero piacere trovare un riparo e bere una o due tazze dell'immancabile the bollente. Ha ripreso a piovere. Il luogo diventa affollato perché oltre alla nostra presenza troviamo anche una spedizione austriaca, che di lì a qualche giorno ci causerà qualche problema. I portatori si riparano sotto una stretta tettoia o trovano rifugio in un buco adiacente all'edificio. Sorseggiando una calda zuppa ho il modo di soffermarmi sui particolari di questa tipica dimora sherpa.
Vi è un unico stanzone a forma rettangolare plurifunzionale. Una apertura funge da ingresso ed un'altra da finestra. Il pavimento è in terra battuta. Un angolo funge da dispensa e da zona dove la donna può svolgere le sue attività. Le uniche suppellettili sono addossate lungo le pareti e constano di una specie di tavolo e di alcuni ripiani di legno ricoperti da tappeti di lana con ricchi disegni colorati. È l'area dedicata al soggiorno e al riposo diurno e notturno. Alcuni armadi sono pieni zeppi di bibite. Predominano la birra e la coca-cola. In bella mostra vi sono anche biscotti e altri generi di approvvigionamento. Non mancano le sigarette. Si può tutto acquistare. Nei pressi della porta trova posto il focolare in una piccola buca di pietra. Non esiste canna fumaria o comignolo – un'altra analogia con le case dei Walser sulle nostre Alpi. Il fumo esce in parte dalle fessure del tetto. Tutta la stanza ha un colore grigiastro e l' odore stagnante del fumo è penetrante. All'inizio gli occhi lacrimano. Poi ci si fa l'abitudine. Sulla perpendicolare del focolare è appeso un graticcio di legno con carne cruda di yak stesa a strisce ad essiccare.
Cena alle cinque e trenta. Subito a letto ... ho bisogno di dormire … SPERO ...
( da "Ho visto le montagne toccare il cielo" )
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Tashigaon. Preparativi prima della partenza sotto la pioggia. |
Muro mani con piccoli chorten. Pietre lasciate dai fedeli animate da formule sacre. Va aggirato rigorosamente sulla sinistra rispetto alla direzione di marcia. |
Khongma. Il posto tappa è leggermente scostato dal crinale su di un ampio prato, a 3500 metri di quota. Un leggero filo di fumo esce da una modesta costruzione in pietra. |
Khongma. Presso lo "Sherpa-hotel" è possibile trovare un riparo e bere una o due tazze dell'immancabile the bollente, vero toccasana per tutti i mali. |
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